Diario dal Tibet


TIRA FUORI LA LINGUA
Storie dal Tibet


Ma Jian


Messo clamorosamente all’indice in Cina nel 1987 , soltanto ora pubblicato in Italia, "Tira fuori la lingua" ha costretto Ma Jian, suo autore, all’esilio, rendendogli impossibile ancora oggi pubblicare nel suo paese. Scritto poco dopo il viaggio in Tibet, raccontato in maniera vivida nel romanzo Polvere rossa, il libro è una straordinaria raccolta di racconti che parlano di un luogo davvero speciale, un Tibet incantevole e insieme terrificante, violento e bellissimo, perverso e seducente.

Uno scrittore cinese con alle spalle un matrimonio fallito parte per il Tibet. Durante i suoi vagabondaggi assiste alla sepoltura celeste di una ragazza morta di parto, divide la tenda con un nomade diretto a una montagna sacra a chiedere perdono per aver avuto rapporti sessuali con la figlia, incontra un orafo che tiene appeso alla parete di una caverna il corpo della sua amante incartapecorito dal vento, ascolta la storia di una giovane lama morta durante un rito di iniziazione. Nell’aria rarefatta dell’altopiano il confine tra realtà e finzione narrativa si assottiglia fino a immergere il protagonista in un mondo così diverso da tormentarlo anche in sogno.

Cinque racconti che mostrano come la povertà e la repressione politica abbiano annientato quella che un tempo era considerata una cultura ricca e brillante.


L'annuncio della messa al bando dell'opera in Cina così recitava:
"Tira fuori la lingua è un libro volgare e osceno che diffama l’immagine dei nostri compatrioti tibetani. Ma Jian non è in grado di descrivere i grandi passi avanti compiuti dal popolo tibetano nella realizzazione di un Tibet socialista unito e prospero. Il ritratto del Tibet che esce da quest’opera sudicia e ignobile non ha nulla a che vedere con la realtà, e altro non è che il prodotto dell’immaginazione dell’autore e del suo desiderio ossessivo di sesso e soldi… A nessuno dev’essere permesso leggere questo libro. Tutte le copie devono essere confiscate e distrutte immediatamente.”


Ma Jian, che da tempo vive in esilio a Londra, è potuto tornare per brevi soggiorni a Pechino, dove si sente comunque a casa. A proposito di "Tira fuori la lingua", spiega che molte delle storie raccontate si basano su persone incontrate sul suo cammino, e che durante quel suo viaggio solitario sulle montagne ha sofferto l'altitudine e le allucinazioni, spazio e tempo perdevano i confini. Nel testo, oltre a narrare la realtà tragica del Tibet occupato, ha voluto rendere anche queste sensazioni.

Da poche settimane è uscito anche negli Stati Uniti il suo nuovo romanzo, Coma Bejing, dove riprende molte delle sue critiche al regime, in questo caso sulla repressione degli studenti dopo Tienanmen.

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